Per entrare nel vivo dell’argomento misura resistenza di terra bisogna dire che l’attività di verifica della messa a terra è composta da un insieme di operazioni che possono distinguersi in più fasi. L’avvio della procedura parte solitamente dall’esame della documentazione, per passare alla verifica strumentale e concludersi, infine, con il rilascio del certificato di verifica e del verbale di verifica.
Il cuore delle verifiche messa a terra, una volta organizzata la documentazione da porre a disposizione delle autorità ispettive, è costituito dai rilievi strumentali da effettuare sull’impianto di terra. In particolare, le attività di misurazione si snodano in tre principali operazioni:
- misura resistenza di terra
- misura di continuità dei conduttori di protezione, dei conduttori equipotenziali e dei conduttori di terra;
- verifica strumentale dei dispositivi di interruzione automatica per la protezione dai contatti indiretti.
Queste operazioni devono essere effettuate obbligatoriamente da Organismi di verifica abilitati dal Ministero delle Imprese e del made in Italy e accreditati, come Quattroseidue Srls, che puoi contattare in poche mosse compilando il seguente modulo.
Indice
Misura resistenza terra: cos’è e come funziona
Partiamo dalle basi. Il terreno agisce come un conduttore elettrico quando una differenza di potenziale viene applicata tra due punti tramite elettrodi, detti dispersori. La resistenza di terra è, appunto, la capacità del terreno di disperdere la corrente elettrica attraverso un dispersore collegato a un impianto elettrico.
In altre parole, la resistenza di terra è quella resistenza che il suolo oppone al passaggio della corrente elettrica causata dalla differenza di potenziale applicata tra i due elettrodi.
La misura della resistenza di terra rappresenta il valore di resistenza tra un dispersore posizionato nel terreno e un punto sufficientemente lontano, dove il potenziale è considerato indisturbato o nullo.
Il valore della resistenza può essere determinato attraverso tecniche specifiche per la misura resistenza di terra.
Come si esegue la misura di terra
Secondo la normativa CEI 64-8, nei sistemi TT deve essere rispettata la seguente relazione:
RE<=50/Idn
dove Idn è la corrente nominale differenziale del dispositivo di protezione, RE è il valore della resistenza di terra del dispersore in ohm, 50 è il valore limite della tensione di contatto (per i luoghi ordinari in volt).
La misurazione della resistenza di terra può essere effettuata con vari metodi. Il più comune è il voltamperometrico, che misura l’intero anello di guasto in un sistema TT.
Per effettuare la manutenzione, nel terreno vengono infissi una sonda di corrente e una sonda di tensione. Lo strumento di verifica inietta una corrente attraverso la sonda di corrente e legge la tensione misurata sulla sonda di tensione. Attraverso la legge di Ohm si ricava la resistenza di terra dell’impianto disperdente.
Per gli impianti elettrici a bassa tensione (BT), ovvero quelli privi di una cabina di trasformazione dedicata, è consentito utilizzare il sistema di misurazione dell’impedenza dell’anello di guasto. Questo metodo consente di eseguire la misura resistenza di terra direttamente dal quadro elettrico dell’impianto, evitando la necessità di utilizzare picchetti e i relativi problemi logistici.
La misurazione terra contribuisce alla sicurezza, poiché fornisce un valore più elevato rispetto alla reale resistenza di terra. Di conseguenza, se il valore misurato è adeguato, lo sarà anche il valore della resistenza di terra effettiva.
Strumenti e metodi di misurazione
Come dicevamo, la misura resistenza di terra con il metodo voltamperometrico richiede l’inserimento di due sonde nel terreno, che devono essere collocate a una distanza adeguata.
La corretta posizione delle sonde garantisce una lettura accurata da parte dello strumento di verifica messa a terra. In particolare, il misuratore di terra può essere a tre morsetti (per misurazione messa a terra standard) o a quattro morsetti (per misure più precise, escludendo la resistenza del conduttore).
Un metodo alternativo nella misura resistenza di terra è quello del loop-tester, di cui abbiamo parlato sopra, più semplice ma approssimativo, utilizzato soprattutto nelle aree urbane, dove è difficile piantare sonde. Questo metodo è particolarmente utile in impianti a bassa tensione senza una cabina di trasformazione propria.
Misura degli interruttori differenziali
Oltre alla misura di terra, la seconda operazione indispensabile nel corso di una verifica ai sensi del DPR 462/01 su messa a terra condominiale o aziendale, è quella che riguarda il funzionamento degli interruttori differenziali. Più comunemente noti con il nome di salvavita, questi interruttori sono dispositivi che in caso di guasto interrompono l’alimentazione elettrica e in questo modo impediscono la folgorazione.
L’interruttore differenziale ha un tasto di test, che fa intervenire il differenziale in modo meccanico e mantiene la funzionalità del salvavita.
In mancanza di controllo e manutenzione, il differenziale rimane inattivo per lunghi periodi. Questo provoca un attaccamento delle lamelle interne che è spesso causa del malfunzionamento dello stesso, rendendolo praticamente inutile al momento in cui la situazione di guasto lo richiederebbe.
L’intervento del salvavita al momento in cui viene premuto il tasto test, in ogni caso, non ne garantisce il corretto funzionamento. Il tester infatti usa un sistema meccanico che permette all’interruttore di intervenire, ma non attua una vera e propria prova elettrica.
Per procedere a una prova è possibile usare uno strumento apposito, che testa l’intervento del salvavita e controlla che tale intervento si sia attivato entro precisi limiti di tempo. Questo genere di prova viene eseguito a più valori di corrente: Idn/2, Idn, 5Idn.
Se l’intervento non si attiva o si attua in tempi diversi da quelli previsti, lo strumento di prova restituisce una misurazione non valida. Non basta, dunque, usare il tasto di test, ma eseguire prove strumentali sugli interruttori differenziali.
Misura delle continuità dei conduttori di protezione
Un’altra attività importantissima è quella della misura delle continuità dei conduttori di protezione. A questo proposito bisogna dire che tutte le masse, così come le masse estranee di un impianto elettrico, devono essere collegate a un unico impianto di dispersione.
Questa connessione svolge una duplice funzione. Prima di tutto, crea una via di fuga della corrente che ha un valore di resistenza più basso rispetto a quello del corpo umano. In secondo luogo, permette che il salvavita intervenga al momento del guasto prima ancora che una persona possa entrare in contatto con il guasto stesso.
Si può capire facilmente, quindi, l’importanza che assume la verifica di tutte le connessioni al sistema disperdente, soprattutto in casi particolari come la messa a terra dei ponteggi o degli impianti dei locali ad uso medico. Questo tipo di misurazione viene effettuato mediante un apposito strumento che calcola la resistenza del conduttore. Se la resistenza è elevata, questo significa che la continuità manca e deve essere ripristinata.
Il controllo in questo caso è eseguito collegando un nodo di terra con le masse, mediante un rotolo di cavo esterno all’impianto, mettendo in mezzo lo strumento che serve ad eseguire la misurazione impianto di terra. Il tutto, adottando le dovute precauzioni per evitare che il personale inciampi sul cavo.
Misura di terra e altre verifiche in casi particolari
Le misurazioni descritte finora si arricchiscono di altre operazioni in presenza di impianti elettrici particolari.
Negli impianti elettrici in zone con pericolo di esplosione, oltre alle normali misurazioni come la misura resistenza di terra, andrà controllata l’idoneità del dispositivo in relazione al tipo di zona pericolosa. Inoltre, si dovranno controllare le connessioni e la eventuale mancanza di idonea protezione. Dal punto di vista documentale, inoltre, a questi controlli dovrà accompagnarsi una relazione tecnica sul calcolo delle zone con pericolo d’esplosione, lo schema impianto elettrico e l’intero progetto a firma di un tecnico abilitato e la dichiarazione di conformità dell’impianto.
Negli impianti di protezione scariche atmosferiche, oltre alle verifiche ordinarie andranno testate le continuità delle calate e dei conduttori dell’impianto. In questi casi dovrà essere redatta, inoltre, una relazione di probabilità di fulminazione della struttura, il progetto dell’impianto a firma di un tecnico abilitato e la dichiarazione di conformità che serve per la certificazione impianto elettrico.
Al termine delle verifiche impianti elettrici, da effettuarsi secondo la specificità del caso concreto, l’Organismo abilitato rilascerà il Certificato di Verifica e il Verbale di Verifica. Se la messa a terra impianto elettrico si rivelerà non idonea, saranno indicate le prescrizioni da adottare per risolvere le criticità incontrate, insieme alla data entro cui uniformarsi, Infine, sarà eseguita una verifica ulteriore per accertare il rispetto delle prescrizioni e, in caso di esito positivo, saranno rilasciati sia il certificato di verifica sia il verbale di verifica.
Contatta Quattroseidue Srls per chiedere una consulenza gratuita, conoscere i costi della verifica messa a terra mediante un preventivo o anche per avere maggiori informazioni sulle attività ispettive di verifica.
Lascia un commento