In ogni settore industriale che tratta sostanze infiammabili o combustibili – come l’industria chimica, alimentare, farmaceutica, petrolchimica o manifatturiera – il rischio di esplosione rappresenta una realtà concreta. Basta una scintilla, una scarica elettrica, una connessione non sicura per innescare un evento catastrofico. Ecco perché parlare di verifica impianti elettrici ATEX non è solo una questione normativa, ma un tema centrale per la salvaguardia della vita, degli impianti e della continuità produttiva.
Gli impianti elettrici ATEX sono progettati per operare in ambienti con pericolo di esplosione (Atmosfere Explosives, da cui l’acronimo ATEX), cioè dove gas, vapori o polveri combustibili possono creare atmosfere pericolose. In questi contesti, l’elettricità non è un servizio secondario: è un potenziale fattore di rischio, se non trattata con criteri tecnici precisi.
Se vuoi sapere tutto sulle verifiche degli impianti ATEX sei nel posto giusto: qui troverai tutte le informazioni utili e una guida alla sicurezza di dei luoghi a rischio di esplosione. Se invece stai cercando un Organismo abilitato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy o hai bisogno di una consulenza, contattaci subito. Metteremo a tua disposizione le nostre competenze e la pluridecennale esperienza nel settore della sicurezza elettrica.
Indice dei Contenuti
Che cosa si intende per impianto elettrico ATEX
Un impianto elettrico ATEX è un impianto installato in un’area classificata come a rischio di esplosione (zone 0, 1, 2 per gas e vapori; zone 20, 21, 22 per polveri combustibili). Ogni componente elettrico – dal quadro di distribuzione al semplice sensore – deve essere progettato, scelto e installato in modo da non costituire una sorgente di innesco.
Le direttive europee che regolano questo tipo di impianti sono le seguenti:
- Direttiva 2014/34/UE: per i costruttori di apparecchiature e sistemi di protezione.
- Direttiva 99/92/CE: per i datori di lavoro che devono garantire la sicurezza negli ambienti di lavoro.
Un impianto ATEX deve rispettare le norme tecniche CEI EN 60079, relative alla progettazione, installazione e manutenzione degli impianti elettrici in atmosfera esplosiva.
Cosa dice il DPR 462/01: il riferimento normativo
Anche se il DPR 462/01 non parla espressamente di impianto ATEX, se ne occupa espressamente, subito dopo il Capo II relativo alle verifiche messa a terra, al Capo III intitolato “Impianti in luoghi con pericolo di esplosione”, agli artt. 5 e 6. Il primo di questi articoli dedicati all’argomento si occupa della messa in esercizio degli impianti in luoghi a rischio di esplosione, il secondo invece affronta più nel dettaglio le verifiche periodiche e le responsabilità connesse.
Art. 5 – Messa in esercizio e omologazione
La norma stabilisce che un impianto ATEX può essere messo in funzione solo dopo che l’installatore ha rilasciato una dichiarazione di conformità, secondo le norme CEI. Questa dichiarazione deve essere inviata entro 30 giorni all’ASL o all’ARPA territorialmente competenti. In alternativa, nei comuni dotati di SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive), va consegnata a quest’ultimo.
Solo dopo questa fase può avvenire la prima verifica (omologazione) da parte di ASL, ARPA o di un Organismo abilitato. L’omologazione è il momento in cui si certifica ufficialmente che l’impianto è idoneo a funzionare in zona classificata.
Art. 6 – Verifiche periodiche e responsabilità
Il datore di lavoro è responsabile di far eseguire la verifica periodica ogni due anni. Può scegliere un ente pubblico (ASL/ARPA) o un organismo privato abilitato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Al termine, riceverà un verbale ufficiale, da conservare in azienda ed esibire in caso di ispezione.
Entrambe le verifiche (iniziale e periodiche) sono onerose, e le spese sono a carico dell’azienda.
Obblighi del datore di lavoro
Come abbiamo letto, nel contesto della verifica degli impianti elettrici ATEX il datore di lavoro riveste un ruolo centrale che non può essere delegato. Secondo quanto stabilito dal DPR 462/01, l’obbligo di verifica periodica sorge in presenza di due condizioni fondamentali: che l’impianto sia collocato all’interno di un luogo di lavoro, come definito dall’art. 62 del D.Lgs. 81/2008, e che tali ambienti siano formalmente classificati come zone a rischio esplosione da un professionista abilitato.
Il documento di classificazione delle zone pericolose deve essere redatto da un tecnico iscritto all’albo e deve seguire quanto previsto dalle norme CEI EN 60079-10-1 (per gas) e CEI EN 60079-10-2 (per polveri). Se tale classificazione identifica la presenza di atmosfere potenzialmente esplosive – come le zone 0, 1, 2 per i gas o 20, 21, 22 per le polveri – allora la verifica dell’impianto elettrico ATEX diventa obbligatoria per legge.
È importante sottolineare che questa responsabilità non dipende dalla natura del contratto lavorativo presente in azienda: anche la sola presenza di un apprendista o di un lavoratore in formazione attiva l’obbligo. Per questo motivo, il datore di lavoro deve sempre assicurarsi che la classificazione sia stata effettuata e che la documentazione sia disponibile, soprattutto in presenza di sostanze infiammabili o combustibili all’interno degli ambienti produttivi.
Un aspetto da tenere in grande considerazione è la scadenza biennale delle verifiche: visto il pericolo di esplosione, questo genere di impianto è soggetto a verifica periodica obbligatoria ogni due anni, come accade per le verifiche nei locali ad uso medico o nel caso di messa a terra ponteggi, ma anche per le verifiche sulle cabine MT BT.
Attività soggette a verifica periodica ATEX
Tra le attività maggiormente interessate dagli obblighi di verifica impianti elettrici ATEX rientrano numerosi contesti produttivi, commerciali e pubblici. In ambito commerciale, l’obbligo coinvolge esercizi come negozi, ristoranti, bar, pasticcerie, gelaterie, alberghi, farmacie, agenzie, palestre, lavanderie e persino luoghi di intrattenimento come cinema, discoteche o centri sportivi. Anche il settore agricolo è soggetto alle verifiche, in particolare per aziende agricole, cascine, allevamenti, caseifici e aziende vinicole.
Il comparto industriale è uno dei più esposti, includendo fabbriche, stabilimenti siderurgici, raffinerie, cantieri edili e impianti estrattivi, dove la presenza di sostanze infiammabili rende indispensabile la verifica impianti ATEX.
Non mancano ambienti sanitari e medici come cliniche, ambulatori, ospedali e studi odontoiatrici, così come gli impianti per la produzione di energia elettrica, tra cui centrali termoelettriche, idroelettriche, fotovoltaiche, nucleari o di cogenerazione.
Anche la pubblica amministrazione è coinvolta: scuole, università, municipi, biblioteche, impianti sportivi comunali, caserme, porti e aeroporti rientrano tra le strutture che devono garantire la conformità degli impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione.
Infine, l’obbligo riguarda anche gli edifici condominiali, siano essi a uso residenziale, industriale o commerciale. Questa vasta diffusione degli obblighi normativi dimostra quanto la verifica degli impianti elettrici ATEX sia una necessità trasversale, fondamentale per proteggere la sicurezza in ambienti di lavoro e spazi pubblici.
Come funziona la verifica impianti elettrici ATEX
La verifica di un impianto elettrico ATEX è un processo tecnico strutturato, finalizzato a garantire che l’impianto installato in un ambiente con pericolo di esplosione sia conforme ai requisiti di sicurezza previsti dal DPR 462/01 e dalle norme CEI EN 60079. La procedura si compone di diverse fasi, che coinvolgono sia l’analisi documentale sia controlli sul campo, da svolgersi con strumenti certificati e competenza professionale.
Il primo passo consiste nell’esame della documentazione tecnica dell’impianto. Il tecnico verificatore deve accertarsi che siano presenti tutti i documenti obbligatori, aggiornati e coerenti con le caratteristiche dell’ambiente in cui l’impianto opera. Tra i principali:
- Dichiarazione di conformità rilasciata dall’installatore, che certifica il rispetto delle norme di riferimento.
- Classificazione delle zone ATEX, redatta da un professionista iscritto all’albo, che identifica le aree potenzialmente esplosive (zone 0, 1, 2 per gas – 20, 21, 22 per polveri).
- Progetto elettrico completo di schemi unifilari e planimetrici, richiesto per impianti complessi o soggetti ad ATEX.
- Registro delle manutenzioni, che attesta gli interventi ordinari e straordinari eseguiti sull’impianto.
- Certificazioni di conformità per tutti i componenti installati, in particolare quelli con marcatura Ex.
Una volta completata la parte documentale, per una buona verifica impianti elettrici ATEX si procede con il sopralluogo operativo presso il sito produttivo o commerciale. Questa fase comprende:
- Ispezione visiva dei quadri elettrici, contenitori, collegamenti e messa a terra, con attenzione a eventuali deterioramenti o modifiche non autorizzate.
- Controllo dei dispositivi di protezione, come interruttori differenziali, o, nel caso di verifica scariche atmosferiche, caricatori e interblocchi, verificandone l’integrità e la compatibilità con l’ambiente classificato.
- Prove strumentali, eseguite con strumenti di misura certificati:
- Continuità dell’impianto di terra
- Efficienza del sistema di protezione differenziale
- Misura resistenza di terra e di isolamento e corretto funzionamento degli interruttori automatici
- Presenza di eventuali dispersioni
La durata complessiva della verifica impianto elettrico ATEX può variare da alcune ore fino all’intera giornata lavorativa, a seconda della complessità dell’impianto, della sua estensione e della qualità della documentazione fornita. In caso di conformità, il tecnico rilascerà un verbale ufficiale che certifica l’idoneità dell’impianto. Se emergono irregolarità, il verbale conterrà specifiche prescrizioni da sanare entro un termine stabilito.
Una corretta preparazione alla verifica non solo evita sanzioni, ma riduce i tempi di fermo e contribuisce attivamente alla prevenzione dei rischi di esplosione o incendio.
Verifica impianti elettrici ATEX: le norme CEI
Ogni impianto elettrico ATEX deve essere progettato e verificato secondo standard precisi. Le norme CEI principali sono le seguenti:
- CEI EN 60079-10-1 e 60079-10-2: per la classificazione delle aree a rischio.
- CEI EN 60079-14: per l’installazione degli impianti.
- CEI EN 60079-17: per le verifiche e la manutenzione.
Senza il pieno rispetto di queste normative, non è possibile garantire né la sicurezza né la conformità dell’impianto, e quindi neppure ottemperare al DPR 462/01.
Quali documenti servono per superare la verifica
Per affrontare la verifica degli impianti elettrici ATEX in modo sereno e organizzato, il datore di lavoro deve predisporre una serie di documenti fondamentali. Se la documentazione è mancante o incompleta può compromettere l’esito della verifica e portare all’applicazione di sanzioni.
Ecco cosa è indispensabile avere:
- Dichiarazione di conformità dell’impianto elettrico, rilasciata dall’installatore abilitato.
- Progetto elettrico, obbligatorio per impianti complessi o soggetti ATEX, redatto da professionista iscritto all’albo.
- Classificazione delle zone pericolose, stilata secondo le norme CEI EN 60079-10, con planimetrie allegate.
- Registro delle manutenzioni, con tracciabilità delle verifiche e degli interventi effettuati.
- Certificati di conformità dei singoli componenti installati (interruttori, quadri, pressacavi, dispositivi antideflagranti).
La documentazione, inoltre, deve essere disponibile presso l’impianto, in formato cartaceo o digitale, pronta per l’eventuale consultazione da parte degli organi di controllo.
Cosa succede in caso di non conformità
Se durante la verifica vengono riscontrate non conformità, l’organismo abilitato le annota nel verbale con prescrizioni tecniche e un termine massimo per il loro adeguamento. In genere, si tratta di:
- Utilizzo di componenti non idonei per ambienti ATEX
- Errata classificazione delle zone
- Messa a terra non conforme o assente
- Documentazione tecnica mancante o non aggiornata
Una volta corretti i problemi, il datore di lavoro può richiedere una verifica straordinaria per il rilascio del nuovo verbale di conformità.
Le sanzioni previste per chi non rispetta la normativa
Ignorare gli obblighi di verifica impianti elettrici ATEX previsti dal DPR 462/01 non solo mette a rischio la sicurezza, ma espone l’azienda a sanzioni economiche e penali.
In base all’art. 296 del D.Lgs. 81/08, il datore di lavoro che non ottempera agli obblighi di verifica può essere soggetto a:
- Arresto da 3 a 6 mesi
- Ammenda fino a €7.014,40
- Responsabilità penale personale per soci e amministratori
- Sospensione dell’attività produttiva in caso di gravi violazioni
Inoltre, in caso di incidente con danni a persone, la mancata verifica può essere considerata una grave negligenza, con gravi ripercussioni civili e assicurative.
Esempi pratici di ambienti a rischio esplosione
La definizione di luoghi con pericolo di esplosione non è sempre così netta nella quotidianità. Per comprendere meglio l’importanza delle verifiche ATEX, è utile citare alcuni casi reali.
Per fare un esempio concreto, immagina un’azienda alimentare che produce farine, dove la polvere in sospensione nelle linee di trasporto pneumatico ha creato un’atmosfera esplosiva classificata come zona 21. Purtroppo, un’installazione non conforme di un quadro elettrico non Ex ha generato un cortocircuito, innescando un principio di incendio. Questo evento ha non solo messo a rischio la vita dei lavoratori, ma ha anche costretto l’azienda a interrompere la produzione per oltre 10 giorni, con perdite economiche significative e un danno alla reputazione che ha richiesto anni per essere riparato.
Un altro esempio può farsi su una linea di verniciatura industriale, dove la presenza di vapori di solvente classifica alcune zone come ATEX. Una verifica biennale ha evidenziato guarnizioni logore e pressacavi non certificati. Grazie alla verifica tempestiva, si è evitato un potenziale innesco.
Perché scegliere Quattroseidue per la verifica impianti elettrici ATEX
Affidarsi a Quattroseidue significa scegliere un partner specializzato, che unisce esperienza tecnica, puntualità e chiarezza normativa. Operiamo in tutta Italia con tecnici qualificati, sempre aggiornati sulle normative CEI e ATEX.
Il nostro servizio nel caso di verifica impianti elettrici ATEX comprende:
- Sopralluogo tecnico e verifica completa
- Supporto nella raccolta e sistemazione della documentazione
- Assistenza post-verifica in caso di prescrizioni
- Gestione efficace delle scadenze
Il nostro obiettivo è semplificare il tuo lavoro, ridurre i rischi e garantirti piena conformità.
La verifica impianti elettrici ATEX non è un adempimento burocratico, ma uno strumento fondamentale per proteggere le persone, tutelare l’azienda e garantire la continuità produttiva. Sottovalutare questo obbligo può costare caro: in termini economici, legali e reputazionali.
Agire oggi significa prevenire domani. E Quattroseidue è al tuo fianco per accompagnarti in ogni fase di questo percorso.
FAQ: Domande frequenti sulla Verifica impianti elettrici ATEX
Ogni quanto devo fare la verifica ATEX?
Ogni due anni, secondo l’art. 6 del DPR 462/01.
Posso fare la verifica con chiunque?
No. Solo ASL, ARPA o Organismi abilitati dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy come Quattroseidue Srls possono farlo legalmente.
La documentazione può essere digitale?
Sì, purché disponibile sul posto in caso di ispezione.
Se l’impianto è vecchio ma mai modificato, devo comunque verificare?
Sì. Tutti gli impianti a rischio devono essere verificati a prescindere dalla data di installazione.
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